“Farò tesoro degli indirizzi della sentenza e poi le opposizioni taceranno e mi auguro taceranno per sempre: queste le parole del ministro Calderoli dopo la decisione Corte costituzionale che di fatto ha riscritto la legge sull’Autonomia differenziata. Per la sua approvazione si sono svolte 73 sedute della Commissione Affari costituzionali e 6 sedute d’aula, nel corso delle quali abbiamo più volte sottolineato gli evidenti profili di incostituzionalità di serie parti di quell’impianto. Non pago il ministro ha appena dato parere contrario alla proposta di mozione unitaria delle opposizioni alla Camera e due giorni fa in un’intervista a un quotidiano ha detto: l’autonomia verrà modificata, poi però l’opposizione smetta di rompere. In politica esistono un alfabeto istituzionale e uno civile, che sono stati violati entrambi da questo comportamento del ministro e per questo chiedo ai presidenti dei gruppi di maggioranza un confronto molto serio in Aula”. Lo ha detto in Aula il senatore Francesco Boccia, presidente del gruppo del Pd. “E’ compito di tutte le forze politiche di maggioranza e di opposizione – ha proseguito Boccia – riaprire il confronto e fare sì che le norme che escono dal Parlamento e che incidono nella carne del Paese siano coerenti con la Carta. Le parole del ministro Calderoli manifestano il disprezzo dell’imparzialità, la preferenza dell’interesse di parte rispetto a quello pubblico, la mancanza di rispetto per le tesi di chi non la pensa come la maggioranza e del parere delle opposizioni e tutto questo alimenta una profonda cultura dell’insofferenza verso le regole che ci preoccupa. Per questo chiediamo che la Premier venga in Aula a riferire sulle parole di Calderoli, per chiarire se rispecchiano anche il suo pensiero e chiediamo una conferenza dei capigruppo urgente per definire come affrontiamo l’iter parlamentare dopo la sentenza, perché inciderà sui lavori di Senato e Camera. Alla maggioranza diciamo: fermatevi qui, si cancelli gran parte della riforma Calderoli e proviamo a riscrive un’autonomia che rafforzi l’unità nazionale, basta sul principio di sussidiarietà e non sulla spartizione del portafogli”.


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