Con gli stessi fondi investiti si potrebbe creare occupazione. Ecco perchè firmare
NELLE SETTIMANE SCORSE 158 DEPUTATI DI M5S, SEL E PD 18 SENATORI DEL PD E ALTRI SENATORI DI SEL HANNO PRESENTATO DELLE MOZIONI PER CHIEDERE di fermare la partecipazione italiana al programma di acquisizione e costruzione dei cacciabombardieri F35.
La vicenda è nota. Ridotti dal precedente governo da 131 a 90, i cacciabombardieri F35 rappresentano una spesa esorbitante (quattordici miliardi di euro) e una scelta discutibile per le caratteristiche dell`aereo: adatto per funzioni di attacco in teatri di guerra e abile a trasportare testate nucleari l`F35 sembra assai poco coerente con una politica estera e della difesa che dovrebbe perseguire obiettivi di pace, cooperazione e prevenzione dei conflitti.
Già alcuni Paesi (Canada, Norvegia, Olanda) si sono ritirati dal programma e il Gao (Governmental Accountability Office), una sorta di Corte dei Conti americana, ha sollevato pesanti rilievi sull`anomalia della lievitazione dei costi di questo sistema d`arma. Inoltre diversi organi di informazione (dal Guardian al New York Times) nonché alcuni istituti di ricerca hanno evidenziato tutti i problemi tecnici ed operativi del velivolo. Nel corso degli ultimi mesi dubbi e perplessità sono state sollevati anche in ambito militare.
Gli effetti occupazionali del programma, sono per l`Italia, assai modesti e con le stesse risorse (investendole in opere pubbliche e in politiche per l`occupazione) si potrebbero creare moltissimi posti di lavoro in più.
In questi anni le associazioni e le campagne (tra cui la Tavola della pace, la campagna Sbilanciamoci e la rete Disarmo) hanno promosso mobilitazioni importanti – raccogliendo anche ottantamila firme – per chiedere lo stop agli F35 e la stessa Cgil ha chiesto al governo di rivedere questa scelta e di destinare le risorse risparmiate al lavoro e alle misure contro la crisi.
Inoltre – in questi giorni – un appello di importanti personalità (da don Luigi Ciotti a Roberto Saviano, da Gad Lerner a Umberto Veronesi) ha chiesto ai parlamentari di votare le mozioni che chiedono di fermare la partecipazione italiana al programma degli F35.
Si tratta di raccogliere queste spinte e queste richieste.
I più importanti leader di centro-sinistra (Bersani, Renzi e Vendola) e di centro-destra (Berlusconi) durante l`ultima campagna elettorale hanno usato parole chiare per auspicare un cambiamento delle scelte relative alla spesa per gli F35, mettendo al centro altre priorità: il lavoro, il rilancio dell`economia, l`aiuto delle famiglie.
Si tratta di dare seguito a quegli intendimenti, ribadendo oggi che quei 14 miliardi previsti nei prossimi anni per gli F35 possono essere investiti in ben altro modo: dando corpo ad un «piano di lavoro» sul quale in questi mesi la Cgil ha avanzato proposte concrete e specifiche; promuovendo un programma di «piccole opere», dalla messa in sicurezza delle scuole al riassetto idrogeologico; investendo nell`istruzione, nel welfare, nel sostegno alle imprese.
Il voto favorevole alle mozioni presentate alla Camera e al Senato – di cui siamo i primi firmatari – è un modo per fare una scelta responsabile, dalla parte del lavoro, delle famiglie, delle imprese. Gli F35 non sono uno «strumento di pace», ma un pericoloso sistema d`arma per fare la guerra.
E i soldi che spendiamo per questo cacciabombardiere sono un lusso che non ci possiamo permettere. Mentre ci dobbiamo permettere che quelle risorse – oltre che per un modello di difesa sufficiente e rispettoso della Costituzione e della Carta delle Nazioni Unite – servano a far uscire il Paese dalla crisi, a dare ossigeno al nostro sistema economico, combattere la disoccupazione e a costruire un`economia di pace di cui il nostro Paese ha urgentemente bisogno.
La vicenda è nota. Ridotti dal precedente governo da 131 a 90, i cacciabombardieri F35 rappresentano una spesa esorbitante (quattordici miliardi di euro) e una scelta discutibile per le caratteristiche dell`aereo: adatto per funzioni di attacco in teatri di guerra e abile a trasportare testate nucleari l`F35 sembra assai poco coerente con una politica estera e della difesa che dovrebbe perseguire obiettivi di pace, cooperazione e prevenzione dei conflitti.
Già alcuni Paesi (Canada, Norvegia, Olanda) si sono ritirati dal programma e il Gao (Governmental Accountability Office), una sorta di Corte dei Conti americana, ha sollevato pesanti rilievi sull`anomalia della lievitazione dei costi di questo sistema d`arma. Inoltre diversi organi di informazione (dal Guardian al New York Times) nonché alcuni istituti di ricerca hanno evidenziato tutti i problemi tecnici ed operativi del velivolo. Nel corso degli ultimi mesi dubbi e perplessità sono state sollevati anche in ambito militare.
Gli effetti occupazionali del programma, sono per l`Italia, assai modesti e con le stesse risorse (investendole in opere pubbliche e in politiche per l`occupazione) si potrebbero creare moltissimi posti di lavoro in più.
In questi anni le associazioni e le campagne (tra cui la Tavola della pace, la campagna Sbilanciamoci e la rete Disarmo) hanno promosso mobilitazioni importanti – raccogliendo anche ottantamila firme – per chiedere lo stop agli F35 e la stessa Cgil ha chiesto al governo di rivedere questa scelta e di destinare le risorse risparmiate al lavoro e alle misure contro la crisi.
Inoltre – in questi giorni – un appello di importanti personalità (da don Luigi Ciotti a Roberto Saviano, da Gad Lerner a Umberto Veronesi) ha chiesto ai parlamentari di votare le mozioni che chiedono di fermare la partecipazione italiana al programma degli F35.
Si tratta di raccogliere queste spinte e queste richieste.
I più importanti leader di centro-sinistra (Bersani, Renzi e Vendola) e di centro-destra (Berlusconi) durante l`ultima campagna elettorale hanno usato parole chiare per auspicare un cambiamento delle scelte relative alla spesa per gli F35, mettendo al centro altre priorità: il lavoro, il rilancio dell`economia, l`aiuto delle famiglie.
Si tratta di dare seguito a quegli intendimenti, ribadendo oggi che quei 14 miliardi previsti nei prossimi anni per gli F35 possono essere investiti in ben altro modo: dando corpo ad un «piano di lavoro» sul quale in questi mesi la Cgil ha avanzato proposte concrete e specifiche; promuovendo un programma di «piccole opere», dalla messa in sicurezza delle scuole al riassetto idrogeologico; investendo nell`istruzione, nel welfare, nel sostegno alle imprese.
Il voto favorevole alle mozioni presentate alla Camera e al Senato – di cui siamo i primi firmatari – è un modo per fare una scelta responsabile, dalla parte del lavoro, delle famiglie, delle imprese. Gli F35 non sono uno «strumento di pace», ma un pericoloso sistema d`arma per fare la guerra.
E i soldi che spendiamo per questo cacciabombardiere sono un lusso che non ci possiamo permettere. Mentre ci dobbiamo permettere che quelle risorse – oltre che per un modello di difesa sufficiente e rispettoso della Costituzione e della Carta delle Nazioni Unite – servano a far uscire il Paese dalla crisi, a dare ossigeno al nostro sistema economico, combattere la disoccupazione e a costruire un`economia di pace di cui il nostro Paese ha urgentemente bisogno.