‘I rischi maggiori che potrebbero derivare da un (eventuale) ulteriore contenimento delle risorse per la sanità vanno individuati nell’effettiva possibilità di accesso dei cittadini ai servizi sanitari e nella dotazione di personale’. Lo dice la senatrice Nerina Dirindin, capogruppo Pd in commissione Sanità, in un’intervista a l’Espresso.it, nella quale sottolinea come ‘i risultati della recente inchiesta della commissione Sanità, presentati il 23 giugno, dimostrano invece la sostenibilità del nostro SSN’.
‘In particolare, come riportano i dati del MEF – sottolinea Dirindin – la spesa per la farmaceutica (non sono compresi qui i farmaci ospedalieri) non solo non aumenta dal lontano 2006, ma negli ultimi anni ha registrato una contrazione consistente. Ma il settore forse più a rischio, e il secondo per tagli effettuati (1,5 miliardi di euro dal 2010 al 2013), è però quello del personale, sempre più esposto a turni massacranti e a complesse riorganizzazioni. Interessante anche la ‘geografia’ di questi contenimenti, per la maggior parte concentrati al Sud. Il rischio maggiore di tagliare in questo comparto è ‘l’esternalizzazione dei servizi’ e il ricorso a personale precario, non strutturato e meno formato, prosegue Dirindin, che ha lavorato alla relazione presentata in Senato. I tagli al personale, che nel caso italiano sono stati attuati sostanzialmente tramite il blocco del turn-over, rischiano di esporre ulteriormente il sistema al lavoro flessibile, a spinte clientelari e a contaminazioni della criminalità organizzata. E non stiamo parlando solamente di gestisce i grandi appalti – prosegue Dirindin – ma banalmente anche di opera nei servizi di supporto’.
‘In particolare, come riportano i dati del MEF – sottolinea Dirindin – la spesa per la farmaceutica (non sono compresi qui i farmaci ospedalieri) non solo non aumenta dal lontano 2006, ma negli ultimi anni ha registrato una contrazione consistente. Ma il settore forse più a rischio, e il secondo per tagli effettuati (1,5 miliardi di euro dal 2010 al 2013), è però quello del personale, sempre più esposto a turni massacranti e a complesse riorganizzazioni. Interessante anche la ‘geografia’ di questi contenimenti, per la maggior parte concentrati al Sud. Il rischio maggiore di tagliare in questo comparto è ‘l’esternalizzazione dei servizi’ e il ricorso a personale precario, non strutturato e meno formato, prosegue Dirindin, che ha lavorato alla relazione presentata in Senato. I tagli al personale, che nel caso italiano sono stati attuati sostanzialmente tramite il blocco del turn-over, rischiano di esporre ulteriormente il sistema al lavoro flessibile, a spinte clientelari e a contaminazioni della criminalità organizzata. E non stiamo parlando solamente di gestisce i grandi appalti – prosegue Dirindin – ma banalmente anche di opera nei servizi di supporto’.