OGGI IL SENATO APPROVERÀ UNITARIAMENTE IL DISEGNO DI LEGGE DI RATIFICA ED ESECUZIONE DELLA CONVENZIONE DEL CONSIGLIO D`EUROPA sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica fatta ad Istanbul 1`11 maggio 2011; approvato dalla Camera dei deputati il 28 maggio scorso. Il fatto che la ratifica avvenga con una mozione unitaria è molto importate nel merito e nel metodo.
La vera novità della Convenzione di Istanbul, riguarda il nesso diritti umani e violenza contro le donne e il fatto che essa sia causa e conseguenza dei rapporti di forza storicamente diseguali tra i sessi.
Da tempo se ne occupano le pagine dei giornali. Ma non dobbiamo illuderci. Il clamore dei media e l`unanime sdegno verso le ripetute violenze contro le donne, rischiano paradossalmente, di renderci assuefatti, di ottenere l`effetto opposto fino a portare a forme addirittura di così detto negazionismo.
E quindi dobbiamo mantenere un giudizio sobrio e lucido perché è l`unico modo per produrre poi misure legislative adeguate. Un fenomeno che ormai da tempo non si limita a casi estremi o platealmente efferati e che purtroppo nasce dal cuore delle relazioni e della vita familiare. Sul tema della violenza le leggi non bastano perché il problema è culturale. Lo ripetono ormai tutti, forse troppi al punto da rischiare l`irrilevanza di questa costatazione. Molti parlano di stereotipi e pregiudizi. Ma la questione è più profonda, non riguarda solo e tanto qualche comportamento «arretrato» possessivo e violento con cui prende forma la tradizionale gelosia maschile. L`efferatezza ma anche l`ordinaria banalità di crimini mostruosi perpetrati da adolescenti sulle loro coetanee o di normali compagni e mariti sulle madri dei loro figli, tutto questo orrore rimanda alla natura della crisi culturale e morale che stiamo vivendo nella quale prosperano rapporti di forza disuguali.
 Nella fattispecie, la violenza sulle donne ha una radice ambigua e molto complicata, una sorta di vendetta dell`uomo su una donna divenuta troppo forte, che vuole scegliere autonomamente.
 Ma è su un aspetto più profondo che occorre riflettere. E cioè sul complicato nesso tra uguaglianza con l`uomo e differenza femminile. Quando si dice che non bastano le leggi per arginare il fenomeno della violenza contro le donne perché occorrerebbe andare anche alle sue radici culturali non si deve intendere allora solo e tanto i così detti pregiudizi e stereotipi. Questa è una lettura più di superficie. L`esplosione di queste variegate forme di violenza rimanda a una profonda crisi di identità della soggettività maschile, ad una sorta di destabilizzazione dell`uomo verso quella strana e inedita identità femminile che lo spaventa perché, insieme alle richieste di uguaglianza, la donna rivendica anche la sua specificità femminile. Le donne vogliono la parità certo e quindi la libertà di decidere e di scegliere senza rinunciare però alle proprie prerogative specificamente femminili. Una creatura strana la donna di oggi: forte eppure molto femminile. Tutto ciò disorienta e spaventa l`uomo provocando una vera e propria crisi nella relazioni tra i sessi. È di tutta evidenza, comunque che proprio il raggiungimento della piena parità tra uomini e donne è precondizione essenziale e necessaria per prevenire la violenza di genere.
È un grande successo ottenere un pronunciamento unitario e convinto sulla ratifica che si conclude oggi al Senato, non semplicemente un assenso come si dice oggi banalmente bipartisan; la nostra legislazione ha una tradizione prestigiosissima, in tema di diritto di famiglia, di tutela della donna e dei minori, frutto delle migliori culture politiche del Paese. Di queste culture dobbiamo recuperare il lascito migliore senza nostalgie ma senza neppure rimozioni demolitorie che ci consegnano il nulla.
E quale la lezione migliore?
Fare sì che la nostra sensibilità legislativa su questi temi, come sui diritti umani, in generale, non sia inversamente proporzionale alla scarsa o nulla applicazione pratica, concreta e reale di questi dettami, nella vita concreta delle nostre donne, dei nostri figli, delle nostre famiglie. Fare sì che essere il secondo Paese europeo che ratifica la Convenzione ci impegni a debellare la nostra casistica, che è tra le più allarmanti di Europa sulla violenza di genere, per numero di vittime ed efferatezza dei crimini. Fare sì che la parità tra uomini e donne diventi reale e non solo enunciata e che questo non rappresenti un ennesimo piano di scontro, questa volta tra i sessi, ma una comune consapevolezza che veda gli uomini per primi impegnati su questa odiosa violenza.

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